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Secondo Abraham Yehoshua troppa memoria può essere, talvolta, una trappola.
Sostiene David Grossman che è necessario ricordare il futuro oltre che il passato.
Ha scritto Jonathan Safran Foer che tutti gli uomini hanno cinque sensi, me gli ebrei ne hanno sei. Quello in più è la memoria.In occasione del Giorno della Memoria, istituito vent’anni fa, abbiamo chiesto a Miriam Camerini, saggista, regista e attrice teatrale, ebrea della nuova generazione, che cosa significa oggi ricordare la Shoah.
Oltre ad aver risposto alle nostre domande, Miriam ha voluto continuare la sua riflessione con queste parole:Associare la Memoria al negativo è un’operazione rischiosa, della quale presto potremmo pentirci. Obbligarci a scriverla con la maiuscola mi pare poi prepotente: le memorie sono infinite e multiformi e hanno il diritto di esistere in ogni formato. Ricordare non può diventare un dovere, perché resterà sempre uno dei massimi piaceri dell’uomo. Questo significa forse che dobbiamo ricordare soltanto le esperienze piacevoli? Naturalmente no.
Ricordare ciò che ricordiamo in queste giornate, in questa Giornata che diventa ogni anno più lunga fino a coprire del suo grigio l’intero mese di gennaio, è un dolore profondo e intenso che si rinnova anno dopo anno senza potersi esaurire.
Però. Noi terza generazione, noi che abbiamo fatto un milione di incubi ambientati in campi di concentramento, noi che ovunque ci incontriamo nel mondo a un certo punto ci domandiamo: “dove si sono nascosti i tuoi nonni durante la guerra?”, noi per cui treni e rotaie vogliono sempre prima di tutto dire quello, noi che non ricordiamo una cena di Pesach senza qualche nonno o prozia che con una frase riporti l’intera tavolata indietro alle notti e agli inverni più abietti che l’umanità abbia conosciuto, forse iniziamo a chiederci che cosa fare con tutto questo, che cosa significa per noi oggi.
Proprio come nella narrazione dell’uscita dall’Egitto a ognuno di noi posteri è chiesto di vedere se stesso proprio come se lui e non i suoi antenati fosse stato liberato dopo lunga schiavitù, così succede a noi che, anno dopo anno, per quanto cerchiamo di evitarlo, ci ritroviamo a raccontare e ascoltare di nuovo sempre le stesse storie, e ad ascoltarle ogni volta come se fosse la prima.
Cosa ci resta allora da fare, in che modo andremo avanti? Alla fine del libro di Bereshit, la Genesi, si parla di come Giuseppe/Yosef è capace di volgere in bene il male che i fratelli hanno compiuto contro di lui salvando dalla carestia l’Egitto e poi tutta la sua famiglia. Non se ne stupisce, lo trova naturale e lo spiega ai fratelli. Forse altrettanto potremmo fare noi, che apparteniamo a un’umanità che si è evoluta, che ha saputo in buona parte fare i conti con i propri errori. Potremmo iniziare a domandarci chi soffre oggi e dove, ad occuparcene.
Il libro di Shemot, l’Esodo, si apre con la venuta di un nuovo faraone “che non aveva conosciuto Yosef”. I maestri ci spiegano che era impossibile che non l’avesse conosciuto, tanto era noto e importante, piuttosto non ha voluto riconoscere gli enormi meriti che Yosef aveva verso l’Egitto. Ha voluto dimenticare per comodità o malvagità. Così, se gli italiani, i tedeschi e tanti altri avessero voluto ricordare il bene che gli ebrei avevano fatto ai loro Paesi nascenti, forse la Storia si sarebbe svolta diversamente. Insegnare la memoria del bene: questo potrebbe essere il nostro compito, e forse così smetteremo di essere “terza generazione” della Shoah, per diventare prima generazione di noi stessi.Miriam Camerini
IL GIORNO DELLA MEMORIA
Nato dall’esigenza di far riflettere le società europee, il Giorno della Memoria fu istituito in Italia con una legge approvata dal Parlamento nel 2000 (Legge 20 luglio 2000 n. 211), cinque anni prima che l’Assemblea delle Nazioni Unite stabilisse per il 27 gennaio una giornata di commemorazione per le vittime della Shoah. La scelta della data cadde sulla ricorrenza della liberazione del campo di Auschwitz-Birkenau da parte delle truppe dell’Armata Rossa, avvenuta il 27 gennaio 1945.
Tuttavia, il 27 gennaio non sarebbe entrato nel calendario civile di tutti i Paesi. Infatti, ogni Paese, a sua discrezione, avrebbe collegato ad una data d’importanza nazionale la propria memoria del genocidio. L’Italia preferì il 27 gennaio, scartando altre date come, ad esempio, il 16 ottobre, giorno del rastrellamento del ghetto di Roma.MIRIAM CAMERINI
Nata a Gerusalemme nel 1983 e cresciuta a Milano, Miriam Camerini si è laureata in Lettere moderne alla Statale. Ha studiato Bibbia e Letteratura rabbinica presso l’Istituto Pardes di Gerusalemme. All’Università ebraica della stessa città ha frequentato un master in studi teatrali. Attualmente è iscritta all’Istituto Har’el di Gerusalemme, uno tra i primi a conferire l’ordinazione rabbinica alle donne nel mondo ebraico ortodosso. È saggista, regista e attrice teatrale.
PER APPROFONDIRE
- David Bidussa, Dopo l’ultimo testimone, Torino, Einaudi, 2009.
- Raffaele Mantegazza, Nessuna notte è infinita, Riflessioni e strategie per educare dopo Aushwitz, Milano, Franco Angeli, 2013.
- Walter Barberis, Storia senza perdono, Torino, Einaudi, 2019.
- Valentina Pisanty, I guardiani della memoria, Milano, Bompiani, 2020
- Adriano Prosperi, Un tempo senza storia, Torino, Einaudi, 2021
- la Lettura, #478, Domenica 24 gennaio 2021
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